
INFORMAUTISMO N° 15 - ANNO 2006, settembre-dicembre
Come funzionano i neuroni specchio e che ruolo potrebbero giocare nell'autismo?(di Donata Vivanti)
Sara' perchè sono stati scoperti da
un'èquipe di studiosi italiani, o perchè
la loro scoperta suggerisce nuove
spiegazioni ai meccanismi
di apprendimento. Fatto sta che di neuroni specchio (mirror neurons)
si è
molto parlato negli ultimi tempi in Italia (e non solo). A scoprire l'esistenza
dei neuroni specchio partendo da uno studio sulle scimmie, è stata infatti
un'èquipe
del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Parma.
Già nel
1991, Giacomo Rizzolatti, Vittorio Gallese e altri collaboratori dell'università di
Parma constatarono che nei macachi gli stessi neuroni si attivavano sia quando
la scimmia afferrava un oggetto sia quando vedeva uno
dei ricercatori che lo afferrava. Il meccanismo della
simulazione che scattava nel cervello della scimmia era
determinato da un gruppo di cellule nervose cui venne
dato il nome di "neuroni specchio" , sulla base della loro
proprietà di attivarsi sia quando un atto motorio viene
eseguito, ma anche per la semplice osservazione dello
stesso atto eseguito da un altro, con un meccanismo
che riflette i gesti propri in quelli altrui, e permette così
di interpretare gli eventi esterni.
In un articolo pubblicato nel 2005, gli scienziati di
Parma spiegano il ruolo dei neuroni specchio nel capire
le intenzioni degli altri. "Il ruolo fondamentale
dei neuroni specchio del lobo parietale inferiore è quello di
permettere all'osservatore di capire la finalità dell'atto
motorio del soggetto osservato. Poichè la scimmia sa
qual è lo scopo dell'atto motorio che lei stessa esegue,
quando l'atto motorio eseguito da un altro attiva la
stessa serie di neuroni che si attivano quando è lei a
compiere l'azione, ne riconosce lo scopo... I neuroni
specchio, oltre a riconoscere la finalità dell'atto motorio
osservato, discriminano atti motori identici a seconda
dell'azione nella quale sono inseriti. Poichè l'atto
motorio discriminato fa parte di una catena che porta
allo scopo finale dell'azione, questa proprietà dei
neuroni permette alla scimmia di prevedere lo scopo
dell'azione osservata e, quindi, di "leggere" l'intenzione
di colui che compie l'azione. Questo meccanismo di
comprensione dell'intenzione appare piuttosto
semplice. A seconda della catena motoria attivata,
l'osservatore avrà una rappresentazione interna di che
cosa, più verosimilmente, colui che compie l'azione sta per fare".
Studi successivi, effettuati con tecniche non invasive,
hanno dimostrato l'esistenza di sistemi simili anche
nell'uomo, in cui il sistema dei neuroni specchio sembra
localizzato in diverse aree cerebrali, comprese quelle
del linguaggio.
Nell'uomo il funzionamento dei neuroni specchio
permetterebbe di spiegare fisiologicamente la nostra
capacità di porci in relazione con gli altri. Quando
osserviamo un nostro simile compiere una certa azione
si attivano, nel nostro cervello, gli stessi neuroni che si
attivano quando siamo noi a compiere quella stessa
azione.
La nostra comprensione delle azioni e delle intenzioni
degli altri sarebbe dovuta alla attivazione nel nostro
cervello di circuiti nervosi che richiamano analoghe
azioni compiute da noi in passato. I neuroni specchio
sarebbero, almeno in parte, responsabili dei
meccanismi necessari per immedesimarci negli altri ed
essere partecipi delle loro sensazioni e dei loro stati
d'animo. Il riconoscimento delle emozioni sembra
poggiare su un insieme di circuiti neuronali che
condividono quella proprietà "specchio" già rilevata
nel caso della comprensione delle azioni e delle intenzioni.
E' stato possibile studiare sperimentalmente alcune
emozioni primarie: i risultati mostrano che quando
osserviamo negli altri una manifestazione di dolore o di
disgusto si attiva il medesimo substrato neuronale
collegato alla percezione in prima persona dello stesso
tipo di emozione. Un'altra conferma viene da studi
clinici su pazienti affetti da patologie neurologiche: una
volta perduta la capacità di provare un'emozione non si
è più in grado di riconoscerla quando viene espressa
da altri.
Vilayanur Ramachandran, Direttore del Centro del
Cervello e della Cognizione dell'Università della
California, si è spinto ad affermare che: "Questa
scoperta avrà per la psicologia la stessa importanza che ha avuto quella del
Dna per la biologia".
Dal canto
suo, invece, il padre del ritrovamento, Giacomo
Rizzolatti, dell'Università di Parma, si mostra più cauto:"E'
un po' esagerato, ma forse Ramachandran ha
ragione perchè il meccanismo dello specchio spiega
molte cose che prima non riuscivamo a capire...Sarebbe ingenuo pretendere
che il meccanismo descritto sia l'unico alla base della lettura della
mente,- avverte Rizzolatti - anche se i dati sperimentali
indicano un meccanismo neuronale attraverso il quale può
essere risolto un aspetto fondamentale della
comprensione delle intenzioni".
Il sistema dello specchio potrebbe spiegare i
meccanismi della nostra condizione di esseri sociali, dei
processi di apprendimento e dell'evoluzione del
linguaggio. Alcune evidenze sperimentali sembrano
infatti indicare che anche la comprensione del
linguaggio faccia riferimento, almeno per certi aspetti, a
meccanismi di "risonanza" che coinvolgono il sistema
motorio. Comprendere una frase che esprime
un'azione provoca probabilmente un'attivazione degli
stessi circuiti motori chiamati in causa durante l'effettiva
esecuzione di quella stessa azione.
I dati sperimentali fino ad ora raccolti sui neuroni
specchio ed sul loro ruolo nei meccanismi cognitivi
cerebrali sono estremamente suggestivi nel campo
dell'autismo: la scoperta dei neuroni specchio potrebbe
offrire una spiegazione biologica dell'autismo. Gli
esperimenti finora condotti su alcuni bambini con
autismo ad alto funzionamento sembrerebbero indicare
una disfunzione di questo tipo di neuroni nei bambini
con autismo.
Benchè per ora si tratti soltanto di
un'ipotesi basata su dati preliminari che devono essere
attentamente vagliati e supportati da ulteriori studi, essa
potrebbe aiutare a comprendere perchè le persone con
autismo abbiano difficoltà ad entrare in sintonia con il mondo che li circonda, a comprendere e condividere le
emozioni degli altri, e a comprendere il significato dei
gesti, delle parole e delle azioni altrui. Inoltre, anche nel
caso in cui l'ipotesi di una disfunzione dei neuroni
specchio nell'autismo venisse confermata da evidenze
più consistenti e inconfutabili, resterà da capire se
davvero si tratti di un fattore causale dell'autismo, o
semplicemente neurologico di un aspetto collaterale del
disturbo.
Pubblichiamo qui di seguito alcuni brani tratti da recenti articoli
pubblicati su American Science (Sezione Neuroscienze) nel
Novembre 2006.
Gli articoli integrali in lingua originale possono essere
acquistati in formato elettronico sul sito internet Scientific American
(segue l'articolo completo in formato PDF disponibile dal link sottostante)
NOTA: Questo articolo e' disponibile anche in formato PDF

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