
INFORMAUTISMO N° 7 - ANNO 2004, gennaio-aprile
Ancora sulle diete, un appello dalla Francia
Molti siti Internet propongono regimi alimentari e offrono integratori (costosissimi!) all’alimentazione per curare l’autismo. Vorrei sapere se le diete prive di glutine e caseina sono davvero efficaci.
Cordialmente, < La.courte.echelle@tiscali.fr >
Le diete prive di glutine e caseina, come pure gli integratori alimentari, vengono pubblicizzati come strumenti per curare l’autismo fin dagli anni ’70. L’origine di queste proposte e delle teorie che le sostengono sta nell’osservazione da parte di alcune familiari che il comportamento dei propri figli sembra migliorare in seguito a diete restrittive, in particolare senza glutine e caseina.
Tali teorie sono state accolte e diffuse innanzi tutto da Bernard Rimland, un genitore-medico che gode di grande popolarità presso la famiglie in USA, e che ha avuto l’indubbio merito nei primi anni ’70 di evidenziare l’assurdità delle tesi di Bettelheim e delle ipotesi psico-genetiche sull’autismo, sostenendone l’origine organica. Tuttavia, le numerose ricerche che da allora sono state condotte non sono riuscite a dimostrare alcun legame di causa – effetto fra intolleranze alimentari e autismo, né effetti positivi a lungo termine degli integratori alimentari ( vitamine, amminoacidi, minerali, ecc.).
Non bisogna tuttavia trascurare l’effetto sul comportamento dei bambini con autismo che le intolleranze alimentari possono comportare. Le intolleranze alimentari sono molto diffuse e spesso ignorate anche nella popolazione “normale”, e spesso causano disturbi organici di varia natura (dalle coliche intestinali alle cefalee, e perfino a disturbi neurologici aspecifici).
Questi disturbi, come del resto ogni altro disturbo organico di qualsivoglia origine, possono alterare il comportamento di bambini con autismo, per lo più incapaci non solo di comunicare il proprio malessere, ma talvolta anche di decifrare le sensazioni provenienti dal proprio corpo.
La priorità per le famiglie non dovrebbe dunque essere ottenere la prescrizione diete e integratori alimentari e di imporle ai propri bambini con autismo in modo indiscriminato, ma di ottenere una maggior attenzione da parte dei pediatri e dei medici di base. Lo stato di salute dei bambini con autismo troppo spesso viene invece trascurato dagli operatori sanitari a causa delle difficoltà di gestione e dei deficit di comunicazione, perché risulta più facile e “comodo” attribuire ogni turba comportamentale all’ autismo anziché indagare con la dovuta accuratezza lo stato di salute del bambino per escludere innanzi tutto la presenza di disturbi organici.
A ben vedere, all’origine di tanti miti e raggiri nei confronti delle famiglie, c’è, ancora una volta, una forma di discriminazione: la discriminazione di bambini difficili nei confronti del diritto alla salute.
Su Edscuola, domanda e risposta sui corsi di aggiornamento per insegnanti; La FISH ci segnala il seguente quesito e la risposta, esemplare, di Rolando Borzetti, che merita di essere letta. Per questo le riproduciamo qui di seguito.
Sono una docente specializzata, presto servizio c/o una scuola materna, il mio dirigente mi obbliga a frequentare un corso di aggiornamento sull'integrazione indirizzato a docenti curriculari.
Come mi devo comportare?
Potrà spiegare alle colleghe che questi ragazzi hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale, così come recita l'art. 38 della Costituzione Italiana.
Potrà spiegare alle colleghe la logica valoriale che guida l'integrazione sociale.
Potrà spiegare che significa la personalizzazione degli interventi.
Potrà spiegare che l'integrazione non può mai essere indifferenziata né generica, giacché le condizioni di disabilità non sono indifferenziate.
Che ci sono disabilità fisiche, disabilità psichiche e disabilità fisico-psichiche. Che ci sono disabili-tà leggere, gravi e gravissime. Che ci sono anche persone pluriminorate.
Potrà spiegare che ogni persona disabile ha una sua storia, ha cause e condizionamenti specifici.
Potrà spiegare che è impensabile ipotizzare una soluzione univoca e indistinta e che è invece necessaria una progettualità, un processo di accompagnamento adeguato alle singole persone, un impegno specifico anche quando non sono prevedibili risultati eccezionali, nella convinzione che per tutti un intervento realizzato con intelligenza e amore incide sulla qualità della vita.
Potrà spiegare che anche nel disabile gravissimo, che non parla, non vede, non comprende, c'è qualcosa che lo può rendere felice o infelice o abbandonato, importante o marginale. E che per questo la qualità della vita non può essere garantita per alcuni e disattesa per altri.
Potrà spiegare che ogni tipologia di disabilità reclama una specificità di intervento. Che ogni persona ha titolo per accedere a un piano personalizzato di recupero e di inserimento e per essere accompagnata in tutti i passaggi della vita.
Potrà spiegare che non basta lavorare per adattare in qualche modo il disabile alla società; e che è invece necessario adattare la società alle esigenze del disabile, perché questi possa vivere in condizioni di parità almeno tendenziale.
Rolando Borzetti, Edscuola.
© Autismo Italia onlus