
INFORMAUTISMO N° 7 - ANNO 2004, gennaio-aprile
Cari amici,
questo editoriale è un commiato.
D’ora in poi toccherà al nuovo presidente di Autismo Italia, Marino Lupi, parlarvi dalle poche righe di questa pagina.
Infatti, a causa dei troppi impegni, che non mi permettono di dedicarmi ad Autismo Italia come meriterebbe e come vorrei, ho preso la decisione di lasciarne la presidenza: Autismo Italia ha bisogno di forze più giovani e fresche alla sua guida.
In tutti questi anni di presidenza nazionale il calore e l’impegno di voi tutti hanno arricchito il mio lavoro di contenuti umani insostituibili, e, insieme all’impegno e alla comunione di intenti che hanno sempre unito i membri del direttivo e i presidenti delle associazioni affiliate, hanno fatto crescere Autismo Italia fino ad essere rappresentata attivamente in 13 regioni.
La presidenza di Autisme Europe infatti richiede un impegno e una dedizione quasi assolute, tanto da essere incompatibile con una seria gestione dell’associazione nazionale.
Non “tradisco” l’Italia per l’Europa, al contrario, mi piacerebbe far capire quanto sia naturale, allargando i propri orizzonti, fino a condividere battaglie e speranze con tante e tante famiglie che, in tutta Europa, come noi soffrono e lottano per i nostri cari, desiderare di far parte di una comunità ideale sempre più vasta e più unita nelle sue diversità.
Al di là delle differenze culturali e linguistiche, è più facile sentire che qualcosa di più profondo ci unisce, il desiderio di costruire un futuro migliore per i nostri figli, e capire che la sola forza che abbiamo è la nostra unità. Ed allora, in un mondo che sembra orientato a rinchiudersi in confini sempre più angusti, perfino il proprio paese può sembrare stretto, e il desiderio di confrontarsi con altre realtà sempre più prepotente.
Le esperienze di altri, che hanno già vissuto tutto quello che noi viviamo, sono la linfa della nostra crescita. E credo di poter dare di più alla nostra associazione mantenendo e potenziando il mio impegno in Europa che mantenendo una presidenza italiana senza averne le forze.
Ma non è tutto.
Dopo aver accumulato tante e variegate esperienze, condiviso tante sofferenze, assistito a tante sopraffazioni, la politica, che pur so essere indispensabile, non mi basta più. Sento il bisogno di costruire qualcosa di concreto per i nostri ragazzi: un cammino verso una vita degna di essere vissuta, affidato non solo a progetti politici, ma anche ad iniziative concrete. Il progetto Integrautismo ne è stato un primo banco di prova, ma non ha scalfito né la negligenza in cui versano i più dimenticati, gli indesiderati fra i negletti, gli adulti con autismo, né l’angoscia delle famiglie dei più piccoli, abbandonate per lo più al loro destino con una diagnosi inutilmente corretta senza il sollievo di un supporto concreto. Si può, si deve fare di più.
Il Congresso di Lisbona, che ha riunito i maggiori esperti nel campo dell’autismo a livello mondiale, ci ha dato la misura del ritardo delle conoscenze, dell’inerzia delle nostre università, della discriminazione cui l’incompetenza e l’inadeguatezza dei nostri servizi condannano i nostri figli.
La Fondazione Fabietti è nata per questo, per dare risposte a chi non ha che bisogni, e anche se le nostre forze sono esigue di fronte alle necessità e alle resistenze di chi nulla vorrebbe cambiare, vorrei poter dire che, almeno, abbiamo tentato.
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