
INFORMAUTISMO N° 11 - ANNO 2005, maggio-agosto
Editoriale(di DV)
Riabilitazione inadeguata o inesistente. Educazione garantita sulla carta, ma raramente efficace. Formazione professionale inaccessibile. Inserimento lavorativo irrealizzabile. Davvero le persone con autismo godono dei diritti umani fondamentali?
A giudicare dalle testimonianze delle famiglie, non è così: le persone con autismo in Italia e in Europa restano una delle popolazioni più discriminate. Perfino fra i disabili. Forse perché è così difficile mettersi nei panni delle persone con autismo e capirne le difficoltà, le sofferenze e le esigenze. O perché non abbiamo saputo lottare abbastanza, e farci ascoltare non solo dalle istituzioni, ma perfino dalla comunità dei disabili a livello nazionale e internazionale.
Nel corso dei secoli passati, intere classi sociali si sono battute per ottenere che le proprie legittime esigenze di una vita dignitosa e sicura per sé e per le proprie famiglie fossero considerate diritti, non elargizioni che qualche datore di lavoro o qualche amministrazione illuminata e compiacente talvolta concedeva sentendosi un benefattore, ma che troppo spesso venivano negate. E le loro rivendicazioni suscitavano fastidio, spavento o indignazione.
Molto più tardi nella storia delle conquiste sociali, anche il movimento dei disabili è stato capace di unirsi per chiedere diritti, e, grazie
ad un impegno senza precedenti, negli ultimi decenni ha saputo acquisire autorevolezza
presso i decisori politici, contribuendo a livello europeo alla nascita di strumenti giuridici e politici di lotta alla discriminazione: dall’articolo 13 del trattato di Amsterdam, che proibisce ogni forma di discriminazione sulla base
dell’handicap, alla Carta Europea dei Diritti Sociali, che la ribadisce e sancisce i diritti fondamentali di ogni cittadino, alla Direttiva Europea contro la discriminazione in ambito lavorativo.
Tuttavia, se parliamo di autismo, questi strumenti non sempre sono sufficienti. Ancora a chi chiede diritti si offre assistenzialismo, ancora chi lo rifiuta in nome delle pari opportunità e dell’autodeterminazione disturba, e viene considerato un ingrato ribelle. E nemmeno la comunità dei disabili è abbastanza consapevole della discriminazione di cui le persone con autismo ancora soffrono.
Le persone con autismo sono relativamente poche, i loro genitori, spossati dalle responsabilità e dalla mancanza di supporti adeguati, faticano a far intendere la loro voce. Eppure unirsi e acquisire autorevolezza anche in seno alla comunità dei disabili è indispensabile per il futuro e la dignità dei nostri figli.
La vicepresidenza del Forum Europeo per
la Disabilità (EDF), alla quale sono stata eletta nel maggio scorso durante l’ultima assemblea generale, rappresenta un altro gravoso impegno e una nuova responsabilità,
che ad alcuni potrà sembrare lontana dalle necessità
quotidiane, ma anche un’irrinunciabile opportunità, perché le
necessità e i diritti dei nostri figli non siano ancora e sempre trascurati, né dimenticati.
UNA PRECISAZIONE PER I LETTORI DI INFORMAUTISMO Per gentile richiesta di Anna Kozarzewska Bigazzi, si segnala ai lettori che l’articolo sulla Comunicazione Facilitata pubblicata
a suo nome su Informautismo n° 9, non è stato da lei scritto, ma tradotto e riassunto da un rapporto che mette a confronto varie metodologie d’intervento per l’autismo, (tra le altre ABA, TEACCH, DIR, Floor Time di Greenspan, Auditory Integration Training, Miller Method ecc.). pubblicato sul sito Internet di: L’Unità Operativa di MADSEC ritiene che, per i professionisti responsabili delle decisioni riguardanti le metodologie e servizi adoperati nei confronti dei bambini autistici, sia fondamentale:
L’Unità Operativa di MADSEC ha stabilito di distinguere gli interventi destinati ai soggetti autistici sulla base di quattro parametri:
La Comunicazione Facilitata viene classificata al punto 3, fra le “Metodologie che, sottoposte ripetutamente al vaglio della scienza, hanno dato risultati tali da indurre numerosi ricercatori a ritenere tali interventi inefficaci o, addirittura dannosi e dalle conseguenze imprevedibili" |
NOTA: Questo articolo e' disponibile anche in formato PDF

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